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Vivere vicino a una discarica, provato il danno gravissimo


Una corposa ricerca, effettuata proprio in Italia, fornisce ora qualche drammatico riscontro in più, con particolare riferimento al tumore ai polmoni.


Che faccia male vivere nei pressi dei rifiuti è un fatto induttivamente noto, e non privo di riscontri scientifici, tanto da suscitare estesi dibattiti pubblici e in qualche caso perfino moti di rivolta tra le popolazioni coinvolte. Una corposa ricerca, effettuata proprio in Italia, fornisce ora qualche drammatico riscontro in più, con particolare riferimento al tumore ai polmoni.

Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, suscitando immediata e vasta eco sulla stampa internazionale (più che in quella italiana, per la verità). Ed è stato in effetti robusto, coinvolgendo il monitoraggio delle condizioni di salute di ben 240mila persone, residenti nei pressi di nove discariche regionali tra il 1996 e il 2008. Il criterio “geografico” è stato adottato anche per “neutralizzare” alcune variabili distorsive di ricerche antecedenti, quali il mancato riferimento ai diversi livelli di reddito delle famiglie coinvolte.

L’esito è che chi vive a meno di cinque chilometri da una discarica aumenta il rischio di cancro ai polmoni addirittura del 34%, mentre il ricovero per malattie respiratorie sale del 5%, specie tra i bambini. Nel primo caso, la causa sarebbe soprattutto l’esposizione al solfuro di idrogeno. Nel secondo, quella a gas irritanti e a contaminanti organici.

Sulle conseguenze per le patologie respiratorie la letteratura scientifica pregressa è per la verità già solida. Sugli effetti tumorali la controprova scientifica, adesso declinata in cifre così vistose, invece non lo era. Recenti ricerche britanniche non avevano ad esempio rilevato impatti significativi della prossimità alle discariche rispetto a leucemie e tumori al cervello.

Il rilevante impatto sul tumore ai polmoni è dunque “relativamente una novità in ambito scientifico”, nelle parole della coordinatrice dello studio Francesca Mataloni. Che merita approfondimenti di ricerca oltre che, sin d’ora, un’attenzione supplementare da parte dei decisori in tema di urbanistica.


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