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Progetto Respiro

Respirare si impara


È un gesto involontario, che funziona perfino se non lo volessimo. Tutto qua? Nient’affatto. Respirare si apprende, e se non si va a una buona “scuola” subiamo un danno. Un respiro anomalo è sovente la causa, e non la conseguenza di un cattivo stato di salute.


“Se cerchi la risposta, la trovi dentro di te, ed è… sbagliata”, scherzava il comico Corrado Guzzanti, nel personaggio di un sacerdote dell’immaginifica divinità “Quelo”. Ora, Quelo naturalmente non esiste, eppure qualche verità la dice. In generale, il problema da lui scovato è che la proliferazione di filosofie “new-age” e dintorni ci induce erroneamente a pensarci come “superuomini” capaci di controllare in autonomia (e solitudine) tutto, mentre molto, a iniziare dal nostro benessere psico-fisico, dipende da quel che ci circonda, dal contesto storico di relazioni e idee, insomma dalle lezioni, giuste o sbagliate, che riceviamo nel nostro vissuto sociale.

In particolare, questo riguarda perfino l’atto “autonomo” per eccellenza, il respiro. È un gesto involontario, che funziona perfino se non lo volessimo. Tutto qua? Nient’affatto. Respirare si apprende, e se non si va a una buona “scuola” subiamo un danno. Se respiriamo male, incolpiamo fattori esterni (come l’inquinamento) o qualche patologia. A volte questo è vero, ma spesso è vero il contrario. Un respiro anomalo è sovente la causa, e non la conseguenza di un cattivo stato di salute.

Negli Stati Uniti c’è addirittura uno specifico mestiere, il “breathing teacher” (maestro di respirazione), e non si tratta di “un’americanata”, come ben sanno i suoi allievi, anzitutto gli attori e gli sportivi, ma anche chi soffre d’ansia o anche chi soffre di qualche patologia perfino quando in apparenza aliena alla qualità del respiro; perché il buon respiro è il primo dei nutrimenti e la prima delle medicine, per tutto e per tutti, senza esclusione per la sessualità e la “linea”.

E anche qui per la verità non mancano i “cattivi maestri” e i falsi preconcetti ereditati dal passato. Quello ad esempio secondo cui bisognerebbe “allargare il torace”, “massimizzare il riempimento dei polmoni e l’assunzione di ossigeno”. Non è questione di quantità, si pensi ad esempio a quanto faccia bene l’aria di montagna, che è rarefatta. Il nodo è la qualità, e gli organi che riusciamo ad azionare, a partire dal diaframma, e quelli ai quali riusciamo a coinvolgere il “soffio vitale”, incluso il cervello.

I buoni maestri comunque prevalgono, e sono oramai quasi tutti, grazie alle conoscenze odierne come a quelle antiche. Discipline orientali come lo yoga, tecniche scientifiche che rallentano e danno profondità al respiro, ginnastiche come quella “isometrica” che tramite contrazioni muscolari innescano benefici “riattivanti”, discipline mediche come la “gnatologia”, che studia i rapporti tra mascellari, denti e articolazioni con immediate ricadute sulla qualità respiratoria. L’elenco è oramai sterminato, così come le notizie di iniziative locali di sensibilizzazione ed educazione al respiro. Andarci è importante, per la nostra salute psico-fisica, e oggi generalmente c’è da fidarsi.


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