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Prega che ti passa


Siamo forse nel novero delle “notizie curiose”, ma forse il messaggio è tutt’altro che frivolo, almeno a sentire gli scienziati americani. Che hanno preso in esame l’atto della preghiera musulmana, riscontrandone benefici fisici di rilievo, in particolare contro il mal di schiena e per la salute generale delle articolazioni.


Siamo forse nel novero delle “notizie curiose”, ma forse il messaggio è tutt’altro che frivolo, almeno a sentire gli scienziati americani. Che hanno preso in esame l’atto della preghiera musulmana, il cosiddetto “sujud”, la prosternazione ad Allah, eseguita inginocchiandosi in direzione della Mecca. Riscontrandone infine benefici fisici di rilievo, in particolare contro il mal di schiena e per la salute generale delle nostre articolazioni.

La pubblicazione è sull’ultimo numero dell’“International Journal of Industrial and Systems Engineering” (con ampia eco, naturalmente, sulla stampa dei paesi a forte presenza musulmana, specie in Asia), ed è in effetti frutto di un lavoro interdisciplinare, a forte partecipazione “ingegneristica”, facendo ampio uso della simulazione al computer.

Sono stati dunque ricostruiti i dettagli statistici dei movimenti che i fedeli asiatici e americani, in buona salute o sofferenti di lombalgia, presi a campione su una popolazione musulmana globale di ben 1,6 miliardi di anime, effettuano fino a cinque volte al giorno. La posizione ricercata è quella genuflessa in modo che fronte, naso, mani (posizionate all’altezza della testa) e ginocchia tocchino il suolo contemporaneamente.

Ed è una posizione per la verità stressante per la schiena ma, asseriscono gli studiosi, se attuata nella corretta “angolatura” (su cui incide del resto anche la forma corporea di ciascuno), può rappresentare un eccellente esercizio. “Assomiglia allo yoga - notano - che già abbonda di riconoscimenti scientifici”. Inoltre, è un movimento che non presenta rischi di effetti avversi. “Le forze di massima compressione create durante la preghiera sono inferiori ai limiti di sicurezza” definiti dalle autorità sanitarie americane, tanto da poterla ritenere a pieno titolo una forma di “trattamento clinico” contro il mal di schiena e le disfunzioni muscolo-scheletriche, nonché a sostegno della flessibilità articolare.

Il segreto del beneficio è dunque nell’atto concreto, non nella “fede” in quanto tale. Tuttavia i ricercatori ammettono che il tema è ben più ampio. “La salute fisica è influenzata da fattori religiosi, oltre che socio-economici e comportamentali”. “Prostrarsi” non è dunque solo un omaggio a Dio, ma anche al proprio benessere, per giunta non solo fisico. “Pregare può eliminare lo stress e l’ansietà”, ricordano i ricercatori statunitensi, con molta ragione. Chiedere ai credenti, ma anche ai tanti non credenti che a volte varcano la soglia di una moschea, una chiesa o un tempio, alla ricerca di un po’ di pace e di sollievo.


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