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Osteoporosi e dolore, un approccio “olistico"


“Coniugare il trattamento farmacologico con una terapia non farmacologica”. L'avvertenza ha un valore pressoché universale nell'ambito medico, ma in alcuni settori emerge a necessità imprescindibile, pena il fallimento della terapia.


Coniugare il trattamento farmacologico con una terapia non farmacologica”. L'avvertenza ha un valore pressoché universale nell'ambito medico, ma in alcuni settori emerge a necessità imprescindibile, pena il fallimento della terapia. E' in particolare il caso di una patologia complessa come l'osteoporosi, e della sua interazione con un disturbo altrettanto complesso che necessita di cure prolungate come il dolore cronico.

A fare il punto nelle scorse settimane sull'influente Journal of Pain Research sono stati tre scienziati italiani, Teresa Paolucci, Vincenzo Maria Saraceni e Giulia Piccinini, del Policlinico romano Umberto I, che, tramite una revisione sistematica della letteratura scientifica pregressa, hanno elaborato alcune linee guida per massimizzare l'efficacia terapeutica.

Il dato di base è che la maggior parte dei trattamenti riabilitativi non tiene conto della dimensione del dolore, né vi è del resto ancora consenso sui loro effetti su di esso. Al contempo, molto può ottenersi attraverso il trattamento farmacologico, facendo leva prioritariamente su medicinali appropriati in funzione del livello del dolore. Nei casi di dolore moderato sono da preferire gli oppioidi deboli, con o senza analgesici non steroidei (Fans) o paracetamolo, mentre verso il dolore acuto vanno adottati gli oppioidi più forti, con l'eventuale ausilio degli altri. Attenzione però alle controindicazioni, a partire dal fatto che i Fans e il paracetamolo, agendo sulle ciclo-ossigenasi, sono associati al rischio di effetti negativi sul metabolismo dell’osso.

E' cruciale dunque una diagnosi specifica e adeguata, compito tutt'altro che semplice. “ Il dolore cronico è un'esperienza multidimensionale con risvolti sensoriali, affettivi e cognitivi, e l'età – e con essa il rischio crescente di osteoporosi - può agire su tutte queste dimensioni”, spiegano i ricercatori. Ed è proprio tale complessità ad alimentare la necessità di una corretta integrazione tra il trattamento farmacologico e quello riabilitativo.

Su quest'ultimo gli scienziati consigliano esercizi posturali per preservare la massa ossea, potenziare l'equilibrio e al contempo ridurre il dolore, non esitando a suggerire discipline quali lo yoga e il pilates. La parola d'ordine, in ogni caso, è quella di “ un approccio olistico, focalizzato sulle esigenze peculiari di questa fascia della popolazione”.


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