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Oppioidi, medici americani in rivolta contro la “caccia alle streghe”


Negli Stati Uniti imperversano le polemiche, spesso strumentali, nei confronti dei farmaci oppioidi. A rispondere non sono però solo i più strenui sostenitori degli oppioidi, bensì anche medici noti per aver lanciato in precedenza inviti alla moderazione sul loro uso.


La campagne elettorali non mancano di “effetti collaterali”. Alcuni sono per la verità benefici, si pensi alle buche stradali (responsabili di tanti incidenti e, comunque, di gravi danni muscolo-scheletrici, specie per chi si muove sulle due ruote) che vengono riparate in prossimità del voto per i sindaci. Su altri fronti, tuttavia, la corsa alle urne è preceduta da campagne irrazionali che, nel tentativo di catturare consensi, costruiscono “cacce alle streghe” spostando i problemi dalla loro reale natura. E questo a volte va a colpire anche il delicato ambito della salute.

E' quanto sta accadendo negli Stati Uniti, con un'offensiva ideologica iniziata già prima delle ultime elezioni congressuali di “mid-term” e un'accelerazione in questi mesi di corsa alla Casa Bianca. Il bersaglio è la terapia del dolore, e in particolare i farmaci oppioidi, presi di mira da alcune campagne politico-mediatiche (non senza il retroterra di interessi industriali), nonché da restrizioni che riportano indietro la lancetta della storia sanitaria americana. Una storia peraltro all'avanguardia su questo fronte negli ultimi vent'anni, con enormi benefici per i pazienti anche all'estero.

Ed è un'offensiva che sta suscitando una catena di risposte sdegnate tra gli addetti ai lavori. Quel che colpisce è soprattutto che a rispondere non siano solo i più strenui sostenitori degli oppioidi, bensì anche medici noti per aver lanciato in precedenza inviti alla moderazione sul loro uso. L'ultimo esempio illustre è quello del professor Michael Schatman, Direttore di ricerca all'U.S. Pain Foundation di Cincinnati, che ora, in un colloquio al Future Science Group, si scaglia contro “l'oppiofobia” delle recenti linee guida imposte da alcuni Stati, che avrebbero l'esito di “spaventare i medici”, inducendoli a ritirare le prescrizioni di oppiacei, i quali, nota, “ sono per molti pazienti l'unico farmaco possibile ed efficace”.

Non ripetiamo gli errori della storia, ricominciando le guerre dell’oppio del diciannovesimo secolo”, ha protestato recentemente anche il professor Charles F. von Gunten, direttore dell’influente Journal of Palliative Medicine, invocando uno “stop al pendolo”. Il pendolo sta nel ritorno agli anni '80, quando si fornivano cifre allarmistiche sulla presunta “dipendenza da oppioidi”, con statistiche che assimilavano i pazienti ai tossicodipendenti. “Ora basta”, protesta von Guten, “chi soffre ha bisogno diritto al sollievo”.

Nessuno di noi perora un eccessivo o cattivo utilizzo degli oppioidi”, rivendica von Guten, che chiude con un appello globale: “ Per favore, diffondete ovunque la voce della ragione”. E questo vale a maggior ragione per l'Italia, ancora arretrata – pur con tendenze al recupero - sul loro impiego.


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