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La guerra di liberazione dal fumo


Il 31 maggio è stata celebrata la Giornata mondiale senza tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.


E’ passata un po’ in sordina. Colpevolmente. Il 31 maggio è stata celebrata la Giornata mondiale senza tabacco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Chi fumava ha generalmente continuato a farlo, e gli altri sono rimasti esposti all’inquinamento e alle pur vane tentazioni, senza neppure il corredo di molta attenzione mediatica. Eppure la sigaretta resta al centro di una battaglia che negli ultimi anni ha segnato risultati importanti, e altri sono alla facile portata. Perché non solo fa malissimo, provocando le peggiori malattie, ma, anche quando fortunosamente non le innesca, incidendo sulla qualità del nostro elemento vitale, il respiro.

Gli ultimi dati sono stati presentati dall’Istituto Superiore di Sanità al XVIII Congegno nazionale su “Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale”. E’ emerso che le cose vanno un po’ meglio negli ultimi anni, con diminuzioni riscontrate soprattutto tra gli uomini. Dieci anni fa eravamo all’ottavo posto in Europa nella classifica dei fumatori, ora siamo scesi al quindicesimo. Merito delle campagne di sensibilizzazione e, soprattutto, della legge Sirchia del 2003, che introdusse il divieto nei locali pubblici.

Eppure, la piaga rimane estesissima. 11 milioni di italiani, quasi il 20% della popolazione, fuma ancora. Le campagne di sensibilizzazione si susseguono (l’ultima, popolare, del Ministero della Salute, è “Ma che sei scemo?”, con Nino Frassica), così come le direttive europee. Da quest’anno è imposta anche la pubblicazione di “immagini choc” sui danni sanitari del fumo, nonché il divieto di fumare in presenza di minorenni e donne incinta, con multe fino a 300 euro.

Ma il danno, a noi stessi e agli altri, non è solo “patologico” in senso stretto. Il nodo cruciale è che il fumo porta all’esatto opposto dei benefici “olistici” della prassi di un respiro profondo: calmare la mente, depurare il corpo, alleviare il dolore, ritrovare il sorriso, stimolare il sistema linfatico, migliorare la circolazione, allineare la postura, ritrovare energia, migliorare la digestione, regolare il peso corporeo. “Accendere la sigaretta” dà a volte l’impressione di aiutarci un po’, invece è proprio ciò che lo inibisce.

E’ tempo di pensarci sul serio, per chi non lo ha fatto. Smettere di fumare non è una sofferenza, è il non farlo a farci soffrire. Nota a margine: la citata ultima direttiva punisce anche il getto di mozziconi delle sigarette. Anch’esso è un danno grave, alla collettività e a noi stessi, che segue quello di accenderle. Non dovrebbe servire la multa per ricordarcelo.


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