Cure palliative, segnali che reclamano un seguito
L’ultimo rapporto nazionale del Journal of Palliative Care rileva una “ solida e continuativa crescita nel numero di programmi ospedalieri di cura palliativa”.
Le buone notizie non mancano, anzitutto dagli Stati Uniti. L’ultimo rapporto nazionale del Journal of Palliative Care rileva una “ solida e continuativa crescita nel numero di programmi ospedalieri di cura palliativa”. Le cifre sono davvero incoraggianti per i grandi ospedali, il 90% dei quali si sono attrezzati in proposito, mentre la proporzione scende al 56% per le strutture con meno di 300 posti letto. Significativo anche il dato sul tipo di struttura. Quelle pubbliche o no profit hanno una probabilità di offrire tali programmi accresciuta del 7% rispetto alle private. Molti imprenditori della Salute considerano dunque tale ambito come un “costo”, e tuttavia sbagliano.
Un’altra recente ricerca, focalizzata sulle cure palliative sui malati di tumore, e pubblicata sulla medesima rivista, documenta come la loro pratica nelle fasi iniziali della malattia comporti un notevole risparmio sui costi terapeutici successivi rispetto ai casi, purtroppo ancora maggioritari, di un trattamento tardivo.
L’altro dato preoccupante è sulla proporzione di coloro che ricevono la terapia. Su un campione osservato di 922 pazienti deceduti per il tumore, solo 297, ossia il 32%, aveva ricevuto una cura palliativa. La strada resta dunque lunghissima, perfino oltreoceano.
In ambito europeo l 'Italia è all'avanguardia in ambito normativo. Con la legge n.38 del 2010 siamo stati i primi a elevare la cura palliativa a “diritto”, predisponendo una rete assistenziale per renderlo effettivo e sancendo l'importanza di un'individuazione tempestiva del malato eleggibile a tale terapia. A più riprese la ministra Beatrice Lorenzin ha ribadito la priorità, anche inserendola due anni fa nel Semestre di Presidenza Italiana dell'Unione Europea, e perfino il Papa si è speso in proposito, seguito dalla Conferenza dei Vescovi Europei (Comece), che in questi giorni ne hanno invocato il riconoscimento in sede continentale.
La prassi rimane peraltro deficitaria. Negli ultimi 16 anni gli “Hospice” consacrati alle cure palliative sono passati da 4 a 240, aumenta l'uso degli appositi farmaci, eppure ancora solo il 30% dei malati tumorali accede alle cure palliative. “ Esse non sono solo una disciplina medica, bensì un movimento scientifico e culturale”, incalza Luca Moroni, presidente della Federazione Cure Palliative.
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