Bugiardino Paracetamolo (Aurobindo Italia) 16 cpr 1.000 mg


PARACETAMOLO AUROBINDO ITALIA 1000 MG COMPRESSE

Principi attivi

Ogni compressa contiene 1000 mg di paracetamolo. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Eccipienti

Amido pregelatinizzato (mais) Silice colloidale anidra Idrossipropilcellulosa (a basso grado di viscosità) Sodio amido glicolato (tipo A) Talco Magnesio stearato

Indicazioni terapeutiche

Trattamento sintomatico del dolore da lieve a moderato e/o della febbre.

Controindicazioni

Ipersensibilità al paracetamolo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Posologia

Posologia: Per uso orale. Adulti, anziani e bambini al di sopra dei 16 anni di età (di peso superiore a 55 kg) Prendere da 500 mg a 1000 mg alla volta, fino a 3000 mg nelle 24 ore. La dose massima giornaliera di paracetamolo non deve superare 3000 mg. Paracetamolo Aurobindo Italia non è ritenuto adatto per i bambini con meno di 16 anni e per questo gruppo di età sono disponibili formulazioni/dosaggi più appropriati. Istruzioni per l’uso:
• Le compresse di paracetamolo non sono adatte nei bambini al di sotto dei 10 anni di età
• L’intervallo tra le dosi deve essere di almeno 4 ore.
• Non si deve superare la dose indicata a causa del rischio di grave danno al fegato (vedere paragrafi 4.4 e 4.9).
• Se il dolore persiste per più di 5 giorni o la febbre persiste per più di 3 giorni o peggiora, o manifesta qualsiasi altro sintomo, il trattamento deve essere interrotto e si deve consultare il medico.
• L’ingestione di paracetamolo con cibi e bevande non influenza l’efficacia del medicinale. Popolazioni speciali:
• In caso di insufficienza renale la dose deve essere ridotta:

Velocità di filtrazione glomerulare Dose
10 - 50 ml/min 500 mg ogni 6 ore
< 10 ml/min 500 mg ogni 8 ore

• Nei pazienti con compromissione epatica o sindrome di Gilbert, la dose deve essere ridotta o l’intervallo tra le dosi deve essere prolungato. Nelle seguenti situazioni la dose giornaliera efficace non deve superare i 60 mg/kg/die (fino ad un massimo di 2 g/die):
• Adulti con peso inferiore ai 50 kg.
• Insufficienza epatica da lieve a moderata, sindrome di Gilbert (ittero non emolitico familiare).
• Disdratazione.
• Malnutrizione cronica. Modo di somministrazione La compressa deve essere ingerita con una grande quantità di acqua.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.

Avvertenze

L’uso prolungato o frequente è da evitare. I pazienti devono essere avvertiti della necessità di non assumere in concomitanza altri prodotti contenenti paracetamolo. L’assunzione di dosi giornaliere multiple o il sovradosaggio possono causare grave danno al fegato; in questi casi è necessario cercare immediatamente assistenza medica anche se il paziente si sente bene a causa del rischio di danno epatico irreversibile (vedere paragrafo 4.9). Nei soggetti giovani trattati con 60 mg/kg al giorno di paracetamolo, l'associazione con un altro antipiretico non è giustificata fatta eccezione per i casi di inefficacia. Si consiglia cautela in caso di somministrazione di paracetamolo a pazienti con grave insufficienza renale o epatica (Child-Pugh >9), insufficienza epatica da lieve a moderata (compresa sindrome di Gilbert), epatite acuta, trattamento concomitante con medicinali che alterano la funzionalità epatica, deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi, anemia emolitica, abuso di alcol, disidratazione e malnutrizione cronica. I rischi di sovradosaggio sono maggiori nei soggetti affetti da epatopatia non cirrotica indotta da alcolici. Occorre prestare cautela in caso di alcolismo cronico. Durante il periodo di trattamento non si devono assumere alcolici. In questi casi, la dose giornaliera non deve superare i 2 grammi. In caso di febbre alta, segni di infezione secondaria o persistenza dei sintomi per più di 3 giorni, il paziente deve rivolgersi a un medico. Dopo il trattamento a lungo termine (>3 mesi) con analgesici somministrati tutti i giorni o con frequenza maggiore, si può osservare insorgenza o aggravamento della cefalea. La cefalea causata da un uso eccessivo di analgesici non deve essere trattata con un aumento della dose del medicinale. In questi casi, l’uso di analgesici deve essere iniziato dopo aver consultato il medico. Si consiglia cautela nei pazienti asmatici sensibili all'acido acetilsalicilico perché è stato segnalato broncospasmo con il paracetamolo (reazione crociata). L’automedicazione con paracetamolo deve essere limitata quando si assumono anticonvulsivanti poiché con l’uso concomitante di entrambi i medicinali, la tossicità epatica è potenziata e la biodisponibilità di paracetamolo è ridotta, in particolare quando si usano dosi elevate di paracetamolo (vedere paragrafo 5.4). Interferenza con gli esami di laboratori Il paracetamolo può influenzare il test per l’acido urico tramite acido fosforico wolframato e i test della glicemia tramite glucosio-ossidasi-perossidasi.

Interazioni

La velocità di assorbimento del paracetamolo può essere aumentata dalla metoclopramide o dal domperidone e l'assorbimento può essere ridotto dalla colestiramina. L'effetto anticoagulante del warfarin e di altri cumarinici può essere potenziato dall’uso giornaliero prolungato del paracetamolo con un aumento del rischio di sanguinamento. Dosi occasionali non hanno effetto significativo. Il paracetamolo viene ampiamente metabolizzato a livello epatico, pertanto può interagire con altri medicinali che usano le stesse vie metaboliche o che sono inibitori/induttori di tali vie. L'assunzione cronica di alcol o medicinali che inducono gli enzimi epatici, quali rifampicina, barbiturici, alcuni farmaci anti-epilettici (ad es. carbamazepina, fenitoina, fenobarbital, primidone) e l’erba di San Giovanni può aumentare l'epatotossicità del paracetamolo a causa di una formazione maggiore e più rapida di metaboliti tossici. Pertanto, occorre cautela in caso di uso concomitante di induttori enzimatici. Il probenecid blocca il legame del paracetamolo con l’acido glucuronico, riducendo la clearance del paracetamolo di quasi la metà. In caso di trattamento concomitante con probenecid, la dose di paracetamolo deve essere ridotta. Il paracetamolo può aumentare la concentrazione plasmatica di cloramfenicolo. Spesso si verifica neutropenia con l’uso concomitante cronico di paracetamolo e zidovudina, probabilmente a causa del ridotto metabolismo di zidovudina. La salicilamide può prolungare il t½ di eliminazione del paracetamolo. Isoniazid riduce la clearance del paracetamolo, con possibile potenziamento della sua azione e/o della sua tossicità, tramite l’inibizione del suo metabolismo a livello epatico. Il paracetamolo può diminuire la biodisponibilità della lamotrigina, con una possibile riduzione dei suoi effetti, a causa della potenziale induzione del suo metabolismo a livello epatico.

Effetti indesiderati

Alle dosi terapeutiche si manifestano pochi effetti indesiderati. La frequenza degli effetti indesiderati è stata classificata come segue: molto comune (1/10), comune (1/100, <1/10), non comune (1/1.000, <1/100), raro (1/10.000, <1/1.000), molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).

Classificazione per sistemi e organi Frequenza Effetti indesiderati
Patologie del Sistema emolinfopoietico Raro Agranulocitosi (uso a lungo termine), trombocitopenia, porpora trombocitopenica, leucopenia, anemia emolitica, disturbi delle piastrine, disturbi delle cellule staminali
Molto raro Pancitopenia
Disturbi del sistema immunitario Raro Ipersensibilità (escluso angioedema)
Molto raro Ipersensibilità (angioedema, ventilazione difficoltosa, iperidrosi, nausea, ipotensione, shock, reazione anafilattica), che richiedono l’interruzione del trattamento
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Molto raro Ipoglicemia
Disturbi psichiatrici Raro Depressione non altrimenti specificata, confusione, allucinazioni
Patologie del sistema nervoso Raro Tremore non altrimenti specificato, cefalea non altrimenti specificata
Patologie dell’occhio Raro Visione anormale
Patologie cardiache Raro Edema
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Molto raro Broncospasmo in pazienti sensibili all’aspirina e ad altri FANS.
Patologie gastrointestinali Raro Emorragia non altrimenti specificata, dolore addominale non altrimenti specificato, diarrea non altrimenti specificata, nausea, vomito
Patologie epatobiliari Raro Funzionalità epatica anormale, insufficienza epatica, necrosi epatica, ittero
Molto raro Epatotossicità
La somministrazione di 6 grammi di paracetamolo potrebbe già portare a danno epatico (nei bambini: più di 140 mg/kg); dosi più elevate causano necrosi epatica irreversibile
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Raro Prurito, eruzione cutanea, sudorazione, porpora, angioedema, orticaria
Molto raro Sono state segnalate reazioni cutanee gravi.
Non nota Pustolosi esantematica generalizzata acuta, necrolisi tossica, dermatosi indotta da farmaco, sindrome di Stevens-Johnson
Patologie renali e urinarie Molto raro Piuria sterile (urine torbide) ed effetti indesiderati a livello renale (danno renale grave, nefrite interstiziale, ematuria, enuresi)
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Raro Capogiro (escluse le vertigini), malessere, piressia, sedazione, interazione farmacologica non altrimenti specificata
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Raro Sovradosaggio e avvelenamento
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo segnalazioni: www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-re azione-avversa.

Sovradosaggio

Con il paracetamolo esiste il rischio di intossicazione, in particolare in soggetti anziani, bambini piccoli, pazienti con malattie epatiche, in casi di alcolismo cronico, pazienti con malnutrizione cronica e pazienti trattati con induttori enzimatici. Il sovradosaggio può essere letale in questi casi. Il danno epatico è possibile negli adulti che hanno assunto 6 g o più di paracetamolo, in particolare nei pazienti con fattori di rischio (vedere sotto). Fattori di rischio: Se il paziente
• è in trattamento a lungo termine con carbamazepina, fenobarbitone, fenitoina, primidone, rifampicina, erba di San Giovanni e altri induttori degli enzimi epatici. Oppure
• consuma regolarmente più etanolo di quanto raccomandato. Oppure
• è possibile che soffra di una deplezione del glutatione, ad es. disturbi alimentari, fibrosi cistica, infezione da HIV, denutrizione, cachessia. Sintomi: I sintomi dell'intossicazione acuta da paracetamolo possono progredire in numerose fasi. I sintomi del sovradosaggio di paracetamolo nei primi due giorni sono nausea, vomito, anoressia, pallore e dolore addominale. L’intossicazione lieve si limita a questi sintomi. Quando l’intossicazione è più grave, compaiono sintomi sub-clinici come aumento degli enzimi epatici. Da 2 a 4 giorni dopo l’esposizione, i sintomi clinici di danno al fegato si manifestano, quali epatomegalia dolorosa, ittero, encefalopatia, coma e disturbi della coagulazione del sangue, tutti secondari all’insufficienza epatica. L’insufficienza della funzione renale (necrolisi tubulare) è rara. L’intossicazione grave può causare acidosi metabolica. Trattamento: Si devono seguire le linee guida locali per il trattamento del sovradosaggio da paracetamolo. Subito dopo l’assunzione di una dose eccessiva di paracetamolo, che può portare ad intossicazione grave, può essere effettuata una terapia che limiti l’assorbimento come la lavanda gastrica entro un’ora dall’assunzione o la somministrazione di carbone attivo. Come antidoto può essere somministrata N-acetilcisteina (NAC). Per la somministrazione di NAC e l’ulteriore trattamento, si deve determinare la concentrazione di paracetamolo nel sangue. In generale, è preferibile la somministrazione per via endovenosa, che deve essere continuata fino a che il paracetamolo non è più rintracciabile. È importante comprendere che l’assunzione di NAC fino a 36 ore dopo l’ingestione di paracetamolo può migliorare la prognosi. La somministrazione orale di NAC non deve essere associata alla somministrazione orale di carbone attivo. All'inizio del trattamento devono essere eseguite analisi di funzionalità epatica, da ripetersi ogni 24 ore. Nella maggior parte dei casi, le transaminasi epatiche ritornano nella norma in due settimane dopo l’assunzione del sovradosaggio con un recupero completo della funzionalità epatica. Tuttavia, in casi molto rari può essere necessario un trapianto di fegato.

Gravidanza ed allattamento

Gravidanza: I dati epidemiologici sull’uso orale di dosi terapeutiche di paracetamolo non sono indicativi di effetti avversi sulla gravidanza o sulla salute del feto/neonato. Di conseguenza in condizioni d’uso normali il paracetamolo può essere usato per tutta la durata della gravidanza. Allattamento: Dopo somministrazione orale, il paracetamolo è escreto nel latte materno in piccole quantità, in ogni caso in quantità non clinicamente rilevanti. Finora, non sono noti effetti indesiderati o effetti collaterali durante l’allattamento. Il paracetamolo può essere usato dalle donne che allattano al seno, alle dosi terapeutiche. Fertilità: Con l’uso normale di paracetamolo non sono noti effetti dannosi sulla fertilità.